giovedì 20 settembre 2012

Prometheus come Alien (?)

Grande attesa per "Prometheus", lo aspettavo da mesi. Regia di Ridley Scott, nuove interpretazioni di Noomi Rapace e Michael Fassbender, e un trailer accattivante che suggerisce una nuova visione del film fantascientifico, che va ad indagare i misteri delle origini dell'uomo. Come non essere elettrizzati?
Ottime premesse, che la visione non ha completamente smentito. Ingegnoso, intrigante, diretto con maestria.
Maestria è il termine esatto, perchè anche non conoscendo il nome dell'autore si intuirebbe che il regista è Ridley Scott, e che un forte contributo per il soggetto è stato portato da Dan O'Bannon, già sceneggiatore di Alien, appunto.
Per quanto interessante e appassionante sia questo film i collegamenti con Alien non riescono a essere sottili. Sarà che io Alien l'ho scoperto da poco, che l'ho visto solo qualche mese fa e quindi mi è ancora molto vivido in mente, ma uscita dalla sala in mente avevo solo (o principalmente) immagini di Alien che mi si affollavano in mente sovrapponendosi o legandosi alle scene appena viste.
Non è un mistero che questo film sia legato ad Alien in quanto a storia (Ridley Scott stesso affermò tempo addietro che questo film ne è un prequel), ma è stata una sorpresa trovarsi a scoprirne dei veri e propri "ricalchi", delle somiglianze davvero imponenti.
Premetto che forse questo è solo un mio viaggio mentale, ma mi ha così appassionata che non posso fare a meno di scriverlo, almeno per me.

Cominciamo con lei, Noomi Rapace, un'attrice così particolare di fisionomia e di corporatura, al punto da ricordare molto l'atipica bellezza di Sigourney Weaver.


Due visi veramente particolari, vorrei scoprire se chi ha operato il casting di Alien si sia occupato anche di Prometheus, o se è una scelta personale di Scott.

Come in Alien, il criocongelamento è in gran voga anche in Prometheus e ne ha la stessa valenza, è ciò che significa "casa".

Gli interni dell'astronave Prometheus sono molto simili a quelli della Nostromo: i corridoi foderati di bianco, le porte scorrevoli con l'incastro squadrato, la sala da pranzo che ci fa provare attimi di terrore rievocati da Alien.

Una volta scesi da Prometheus, gli esploratori in cerca di una antica forma di vita aliena entrano in una sorta di piramide, nella quale trovano una enorme sala completamente invasa da tozzi otri, disposti a regolare distanza gli uni dagli altri. Esattamente come le uova degli Alien.

Uno dei momenti di maggiore suspance di Alien è quando il capitano Dallas entra nelle condutture d'aria per braccare l'alien e viene seguito dai suoi compagni da un radar. L'apice del terrore è quando sullo schermo compare una forma di vita che comincia ad avvicinarsi all'eroe. Anche in Prometheus il vero terrore arriva grazie a un segnale sui radar della nave, che registrano una forma di vita che compare e scompare alla fine di un tunnel. Due uomini dell'equipaggio, che sono a poca distanza da lì, in questo punto del film iniziamo ad avere davvero timore. E a ragione.

Un altro segno del regista e in generale di chi ha collaborato a creare il mondo di Alien è nella prima apparizione di una forma di vita aliena che abbiamo in Prometheus: due esploratori si trovano davanti una specie di biscia, che a prima vista appare inoffensiva (soprattutto perchè questi due continuano a riderci sopra, avvicinandosi incautamente). A un certo punto la "testa" della biscia si "apre", diciamo più che si "svolge", e cosa troviamo? Una inconfondibile apertura a forma di vagina assolutamente uguale a quella degli alien (quando ancora sono in fase fetale).

Anche in questo film riviviamo il momento (che è solo un momento) del panico del contagiato e della quarantena. Sia in Alien che in Prometheus abbiamo un membro dell'equipaggio che evidentemente rischia di contagiare gli altri e di creare un disastro, solo che mentre nel primo abbiamo un dibattito e un salvataggio del contagiato, nel secondo invece abbiamo la sua immediata eliminazione. Anche su questo punto ci sarebbe da riflettere: se in Alien la soluzione di far rientrare il contagiato e provare a curarlo da una svolta al film e da il via al problema intorno al quale ruota, possiamo dire lo stesso in Prometheus?

Sulla stessa linea d'onda possiamo collocare la riflessione sulla presenza di intelligenze artificiali in questi film. In Alien scopriamo della presenza di un robot dopo la metà del film, è un personaggio malvagio, programmato per uno scopo diverso da quello della spedizione e che fa una brutta fine. In Prometheus invece il robot è uno dei personaggi che abbiamo più vicini, ci viene dichiarato immediatamente ed è quasi più fondamentale degli umani che ha intorno. Ma anche lui è, in fin dei conti, una presenza disturbante, asservita ad altri scopi che sorpassano l'obbiettivo della missione. Quando ho assistito allo smembramento di Fassbender mi è venuto da ridere. Mi sono chiesta come mai Scott avesse realizzato quel robot esattamente come quello di Alien di 33 anni prima.


















Un altro simpatico dettaglio: in entrambi i film c'è un cazzuto uomo di colore che salva la situazione.

In entrambi i film Scott mostra la sua bravura nel gestire la conclusione del film. In entrambi c'è un ultimissimo colpo di scena, insolito, inaspettato. E in entrambi i film questa scena si svolge nella capsula di salvataggio, in entrambe l'eroina si sta finalmente adagiando dopo tutto ciò che ha passato e viene nuovamente sbalzata nell'incubo, in entrambi i film armata innanzitutto di un corpo tagliente. Caso? Che ci abbia pensato o no, Scott ci propone due ultime scene che si specchiano l'una nell'altra, con gli stessi tempi, la stessa tensione, la stessa ambientazione e la stessa risoluzione.



Per poi concludere con una battuta perfettamente identica. "Qui è Prometheus, tutto l'equipaggio è morto, io sono Elizabeth Shaw e sono l'unica superstite del Prometheus". Ascoltate le ultime battute di Alien e di Prometheus, pare di sentire lo stesso film.
Anche questo, è un caso?



Qui si pone la domanda fondamentale. E' stato voluto? Questa somiglianza fin troppo palese era calcolata? C'è un climax di similarità in effetti, ma è andata così? O semplicemente il regista non è riuscito a cambiare le cose, è rimasto legato a quelle caratteristiche che avevano reso grande il suo Alien?





P.s. Questo poster è molto carino
















venerdì 7 settembre 2012

Dopo essere entrati in un capolavoro

Avete avuto occasione di guardare "Eyes Wide Shut" di Stanley Kubrick?
Se si proseguite con questo post, se invece la risposta è no chiudete tutto e scendete un paio di post più in giù, dove troverete solo un'introduzione alla visione del film.

Ora siamo pronti per entrare nel vivo.


Questa è la prima immagine che avete visto del film. Kubrick dichiara senza mezzi termini il controverso tema del film, incarnato da una sensualissima Kidman che si spoglia davanti a noi, nella più completa calma e serenità del suo appartamento. Niente censura ne cesura. Questo film (1999) colpisce con le sue immagini disorientanti e cariche, ci impone un costante approccio con il sesso e con i suoi stimoli ma al tempo stesso non ce ne lascia godere. 

Come abbiamo detto anche nel post precedente la storia nasce quando la moglie Alice rivela a suo marito Bill di aver desiderato di tradirlo tempo prima con un uomo visto solo di sfuggita durante una vacanza. La scoperta fa precipitare Bill in un baratro di dubbi e frustrazioni che lo inducono a ricercare un piacere che si avvicini a quello testimoniato dalla moglie. Non è facile dire se questa ricerca sia reale o una distorsione della realtà nella mente del protagonista, ma non ha importanza: ciò che lui trova è vivido, reale e ci appassiona come appassiona lui.

Un dettaglio ci aiuta a vivere le due esperienze, di Alice e di Bill: Alice ci racconta un suo sogno, neanche un suo ricordo, e la vediamo sospirare ripensandoci, cogliamo il suo coinvolgimento in come parla e respira. Le scene in cui vediamo le fantasie di Alice sono flash in bianco e nero frutto solo dell'immaginazione di Bill, e questo è quanto. Quando invece entriamo nell'universo delle fantasie di Bill tutto diventa come un luna park di luci, di immagini vivide e di inviti ai quali non si può dire di no.

La prima tentazione di Bill è la figlia di un suo vecchio paziente morto. Ha appena parlato con sua moglie e scoperto il suo segreto, e si trova d'improvviso catapultato in una situazione analoga, vive quello stesso episodio dall'interno: questa ragazza è innamorata di lui, dal primo sguardo, e lui si ritrova a essere oggetto di quel desiderio manifestato dalla moglie poco prima. E' come sottolineare la sua inadeguatezza ancora una volta, il regista torna a rimarcare il fatto che Bill non è all'altezza.

Sconvolto Bill vaga per la città, in subbuglio, finchè non incontra una prostituta che lo invita a entrare in casa sua. Bill sulle prime cerca di dire di no, ma infine accetta, succube della volontà di lei. Una volta in casa i due si scambiano brevi frasi, più timide che distaccate, e lo stesso può valere per quel po' di rapporto che iniziano. Fanno tempo a scambiarsi un bacio (pare di vedere la scena madre di un filmetto per adolescenti) e a Bill suona il telefono. All'altro capo c'è Alice. Affiorano i sensi di colpa (o così sembrerebbe) e decide di andarsene. 

Ma non torna a casa. Prosegue nella sua camminata solitaria, fino a che non si trova davanti a un locale dove suona un suo vecchio amico del college (questo personaggio lo avevamo incontrato anche all'inizio del film, ma volutamente non l'ho menzionato). Facendola breve, questo vecchio amico gli rivela l'indirizzo e la parola d'ordine per entrare a una "festa" privata in una grande villa e Bill senza esitare decide di andarci. La festa si rivela una specie di celebrazione di una qualche setta, dove giovani e belle donne vengono mandate in giro per la casa per animare numerose orge, che noi vediamo attraverso gli occhi di Bill. Il nostro eroe vaga per questa casa sontuosamente arredata con passo lento, e in ogni sala assiste a questi atti rappresentati con una freddezza disarmante. Le scene sono rappresentate per intero, senza censura su genitali o altre zone del corpo, ma la loro valenza erotica sfuma in un senso di vissuto e di ripetitivo, non ha niente di attraente o di sano. 

Altro episodio interessante è quello appena precedente a questo, quando Bill va nel negozio di maschere (effetto luna park on) e il proprietario scopre la propria figlia nascosta in una stanzetta con due uomini. La scena ci viene presentata come oscena: due signori non molto giovani, semi nudi, con in testa parrucche da donna e truccati, insieme a questa ragazzina di non più di 16 anni, aggrediti dal padre di lei. La ragazza scappa alle grinfie del padre e si rifugia dietro a Bill. Lì il suo volto cambia: il suo sguardo spaventato si tramuta in un'occhiata seduttrice che attira lo sguardo del protagonista, che ormai sovraeccitato si lascia coinvolgere.

Non è finita qui. Dal picco a cui Bill era arrivato dentro la villa, nel momento massimo in cui tutti noi pensavamo sarebbe arrivato al tradimento pur di provare lo stesso piacere della moglie, ci siamo immedesimati, vogliamo la sua riuscita, lì comincia il declino. Bill viene scoperto come un non invitato alla festa e cacciato, non senza perdite. Da lì è una spirale senza uscita: perde la maschera con cui si era presentato alla festa, scopre che la donna che l'ha salvato in quella occasione è stata assassinata, chiama la figlia del suo pazienta, ma non ha il coraggio di parlarle, va dalla prostituta e scopre che era affetta da HIV, tutto intorno a lui sembra stringersi. La sua sete di soddisfazione (e insieme di fuga dal tedio della vita quotidiana) lo sta portando in un mondo che non avrebbe voluto conoscere.

Ha fatto l'errore che sua moglie al tempo non fece: lei si prese la sua sbandata, ebbe i suoi sogni segreti ma non rischiò mai nulla della sua vita per inseguirli, poichè ne comprendeva la natura e si accontentava del solo pensiero. Bill invece non ha saputo come trattenersi. E ha messo in gioco tutto, come vedremo nel finale del film.

Vediamo come l'uomo si sia lasciato sedurre da tutte le attrattive intorno a lui per giungere al suo soddisfacimento, prostitute, orge, maschere, pedofilia, flirt, c'è persino un accenno omosessuale (il tipo della reception dell'albergo), senza guardare in faccia a nessuno. La donna invece ha preso un dettaglio, uno sguardo lanciatole da un bell'uomo in un pomeriggio qualsiasi, per trovare una fonte inesauribile di appagamento solo nella sua mente.


C'è una logica? C'è una morale?
Non penso che Kubrick voglia dare un giudizio di questo tipo, penso piuttosto che abbia trovato il modo per mostrare due universi, quello maschile e quello femminile, con la massima sapienza, estremizzandone i caratteri per fornirci una adeguata spiegazione. Certo, il dibattito non è chiuso, ma questo film arriva al punto della questione in maniera chiara e concreta.
Lasciandoci a bocca aperta.

A.




giovedì 6 settembre 2012

Il Miglio Verde

Un film che abbiamo visto e rivisto. Un film di cui abbiamo sentito parlare e che per i miei coetanei spesso rimanda al passato, a una sera d'autunno coi genitori mentre eravamo troppo piccoli o a una proiezione in classe. Un film poetico, fiabesco, le cui radici affondano profondamente nel vivere di ogni uomo.

Passando dalle premesse appassionate che mi sono sorte rivedendo questo film dopo molti anni (in occasione della morte dell'attore Michael Clarke Duncan) agli aspetti che più oggettivamente rendono questo film un grande film, devo cominciare con la definizione lineare dei personaggi, un elemento molto fiabesco che aiuta la separazione tra buoni e cattivi. Paul è un buono, Brutal è un buono, John Coffey, che per 2/3 del film viene ritenuto un criminale della peggior specie, è un buono, e non serve arrivare a film inoltrato per capirlo. Lui è buono in volto, è buono subito, dal primo sguardo. Così come Wild Bill è malvagio, e peggio di lui è Percy. Sfido chiunque a non aver desiderato di strozzarlo dopo poche scene. Questo film, pur trattando temi profondi e adulti, pur essendo ambientato in un braccio della morte, si avvale delle tecniche base dell'immedesimazione dello spettatore come se si stesse rapportando a un fanciullo.


Un altro carattere molto "infantile" diciamo, tratto dal classico per ragazzi, è l'idea del miracolo materializzato in una luce e in uno sciame di moscerini neri, una materializzazione da favola o da film fantasy. Inoltre solo una volta questo miracolo avviene su un male tangibile (il topo schiacciato), gli altri 2 miracoli del film avvengono curando mali per noi umani invisibili, non individuabili, e quindi non controllabili. Questa immagine ci permette di fare un salto avanti e trovare il male davanti a noi.


Il braccio della morte non è un luogo dove ambientare una storia. Un luogo limitato, chiuso, nel quale non può nascere ne evolvere niente poichè chi ci entra lo fa per morire, un posto dove le relazioni umane dovrebbero non esistere. E invece la storia c'è. E non solo grazie alla presenza del mastodontico Coffey. Ci sono persone che dialogano, che litigano, che provano tensioni, ma non solo: sono persone amiche. I detenuti sono umani quanto i loro carcerieri, sono perfino più buoni e umani di loro. Il film riesce a rendere vivo un luogo di sola disperazione, anche il titolo ci rimanda a questo concetto: un braccio della morte lungo un miglio, però verde, come le piante, come la speranza.


La storia di Paul per noi comincia quando è un vecchio in una casa di riposo, ma il suo coinvolgente racconto del 1935 ci fa dimenticare il suo viso rugoso fino alla scena in cui John Coffey vede, la notte prima di morire, un film dove Fred Astaire e Ginger Rogers ballano, e lì, con un tocco da maestro, torniamo da dove eravamo partiti, dopo il lunghissimo limbo nel miglio verde. Quella sospensione temporale si conclude, è come un sogno che finisce, e ciò che resta è un uomo che invecchia senza morire. E' una conclusione tragica e carica di paura.
Un finale non da bambini insomma.


Il film non permette mezze misure. Noi ci innamoriamo di John Coffey, così come odiamo Percy, e così come siamo atterriti dalla storia di Paul. Atterriti all'idea della morte, presente tutto il tempo, ma al tempo stesso arricchiti all'idea che qualcosa possa fermare il male nel mondo. Magari questo qualcosa non sarà un uomo nero di 2 metri e non sputerà il dolore sotto forma di moscerini, ma quel qualcosa, da qualche parte c'è.

A.

Entrare in un capolavoro

Questo è il mio primo post in un blog serio. Ne ho tenuto uno solo a 13 anni ed era poco interessante. 

Un primo post è sempre un primo passo in un nuovo mondo e io il mio voglio compierlo sulle note del Valzer n°2 di Shostakovich che apre lo stupendo (ed ultimo) capolavoro di Stanley Kubrick, "Eyes Wide Shut".
Come avrete notato la prima parola di questo stupendo titolo, Eyes, è anche il nome che ho dato a questo blog, poichè gli occhi ci permettono di comprendere la magia del cinema e lo spettacolo teatrale a cui assistiamo ogni giorno.

E' la vista il senso che domina Eyes Wide Shut, con la sua percezione immediata di ciò che ci accade intorno ma anche con gli inganni che può costruire. Nel film abbiamo un rigido Tom Cruise, medico affermato e ricco, ma anche tremendamente insicuro, con la sua splendida moglie, Nicole Kidman, che in una stupenda scena iniziale ambientata durante un sontuoso ballo dell'alta società ci mostrano quanto la loro fedele unione sia in realtà fallace, in balia dei sensi dei due protagonisti. 
Ci vengono mostrate le fantasie maschili e femminili, incarnate da una coppia di accattivanti modelle e da un ricco ungherese dai modi galanti. Già dalla prima scena entriamo nel vivo della questione che Kubrick vuole affrontare: cosa rende gli uomini e le donne diversi dal punto di vista più basso e primordiale? e cosa invece lì accomuna e li tiene uniti? 

L'opinione del regista è chiara già alcune scene dopo: la moglie Alice rivela al marito di aver desiderato di tradirlo, tempo prima, con un giovane ufficiale di marina veduto solo di sfuggita, ma che l'aveva al punto colpita ed eccitata da divenire il protagonista dei sogni più selvaggi della donna. La carica passionale e di coinvolgimento emotivo della donna sovrasta quella dell'uomo, sia perchè può essere scatenata da elementi molto più semplici e innocui sia perchè si amplifica col passare del tempo crescendo come un rampicante e avvelenandole la ragione. Bill è sopraffatto dal racconto della moglie, non tanto all'idea del tradimento, ma all'idea che la moglie possa provare un desiderio così sconfinato, tale da non poter essere soddisfatto.

Qui comincia il viaggio di Bill, alla ricerca di un piacere ugualmente forte e con esso la possibilità di soddisfare la moglie. 
Si, detta così sembra molto semplice. In realtà questo aspetto basso e istintivo offre un'enorme quantità di spunti e riflessioni sul rapporto uomo-donna e sulla sessualità in generale, motivo per cui leggere fino a qui non è servito molto, ve lo dico. E neanche leggere oltre questa riga forse vi farà entrare nella pelle del film. L'unica soluzione è cercarlo e guardarlo, assaporando le piccole geniali sfumature che Kubrick ci offre ad ogni nuovo sguardo su questo film.

Che cosa affronta Bill in questo film? La tentazione? La paura? Mette alla prova i suoi limiti? 
Guardate questo film e lo scopriremo nel prossimo post.

A.