mercoledì 12 dicembre 2012

Il fascino del delitto perfetto

Per me è irresistibile. Quando un giallo si intreccia al punto da chiudere il protagonista nella sua stessa rete, o quando la fine si avvicina inesorabilmente senza soluzione, quando l'assassino che stiamo seguendo da tutto il film infine si salva e torna alla vita, non è forse una delle emozioni più grandi che lo schermo può farci provare?
Per me è così. Il delitto perfetto è uno di quegli eventi che mi affascina sempre, in ogni suo aspetto, e per questo ho voluto dedicargli un mio articolo.

Innanzitutto vorrei specificare cosa intendo con l'evento "delitto perfetto". Non esiste un genere filmico che comprende questo evento come suo filo rosso rappresentativo o come corpus della propria struttura, esistono noir, thriller, gialli e horror, ma non esiste il genere del delitto perfetto. Questo perchè questo evento può essere adeguatamente trattato in ogni genere tradizionale, persino la commedia.
Io mi permetto qui di mettere a confronto vari film che ho visto e nei quali ho riconosciuto la centralità dell'evento "delitto perfetto". In base a cosa?

In tutti questi film c'è una situazione iniziale di apparente calma e normalità (ma questa è una caratteristica della maggior parte dei film in generale). Poi avviene il fatto scatenante di tutti gli avvenimenti seguenti: l'omicidio. Un fatto scatenante parecchio d'effetto, direi.
Ma siamo ancora in un tracciato molto neutro, cosa rende questi film accomunabili e quindi diversi dai comuni horror, thriller, noir ecc? I questi film noi seguiamo l'assassino.
Normalmente l'eroe è un personaggio buono, e nei film in cui la trama ruota attorno a fatti criminosi noi seguiamo il detective, la vittima scampata all'assassino, il parente, l'amante del morto, ma mai l'assassino. Questo crea il bivio tra i due tipi di film di cui stiamo parlando. Se seguiamo il protagonista buono egli è sempre alla scoperta della verità, se seguiamo l'assassino sappiamo già la verità. In un film ogni scena sarà una scoperta, nell'altro sarà un inganno, una farsa, una copertura.
Questo rende simili questi film, e li rende così intriganti.
Basta questo a rendere il film un film sul delitto perfetto, in un certo senso. E vi spiego perchè. Se un film ruota intorno alla figura dell'assassino, a ciò che lui sa (e che quindi sappiamo anche noi) e a come fa a scappare dalle mille insidie che lo attorniano, il film difficilmente renderà facile la vita del detective facendogli trovare valanghe di indizi e portando alla cattura del criminale a 17 minuti dai titoli di testa. Sarebbe alquanto deludente.
Quindi, per poter gestire un film da questo punto di vista, lo sceneggiatore deve rendere questa trama ricca di eventi a favore dell'assassino, come scappa, come nasconde le prove, come frega la polizia, la sua doppia faccia buona/cattiva, costruire bene i suoi moventi, ecc ecc. Ma al contempo questo assassino non la può passare troppo liscia, non capita mai che l'assassino, quello vero, se la riesca a svignare dopo appena un'interrogatorio, o neanche! (nei film dico, nella vita reale se ne potrebbe discutere). Se nel film che state vedendo l'assassino si libera di ogni preoccupazione e torna a vivere una vita serena dopo poche scene non state guardando un film sul delitto perfetto, bensì una commedia con un protagonista discutibile oppure la biografia del criminale. Insomma, state vedendo un contesto più ampio, non si sta più solo parlando de singolo delitto perfettamente architettato, o perfettamente coperto.

Perciò il film vi terrà sul filo del rasoio per quasi 2 ore ingannandovi sulla conclusione degli eventi. Vincerà il bene? La farà franca l'assassino? O magari vedremo un duello a fuoco incrociato in cui nessuna delle due parti sopravviverà?
Poco importa, comunque finisca il film voi avete comunque assistito per due ore all'infinito balletto del  Bene e del Male, che con varie maschere si sono avvicinati e distanziati, sfiorati, incrociati e poi ignorati, senza mai smettere un attimo, con una serie di strategie per tenere alta la vostra attenzione e tensione.

Il primo film da citare è (ovviamente) "Delitto perfetto" del maestro dell'horror Alfred Hitchcock (1954). E' questo film che mi ha suggerito questo articolo e questa riflessione, e non a caso è penso il primo film che affronta questo tema in maniera magistrale. Un uomo architetta l'omicidio della giovane moglie per un doppio movente: lei lo tradisce con uno scrittore di romanzi gialli (che finezza) ed è inoltre una ricca possidente. Per mettere in atto il diabolico piano il protagonista ricatta un vecchio compagno del college che è divenuto un criminale, obbligandolo a prender parte al piano genialmente orchestrato. Ma qualcosa va storto (questo elemento tornerà nella maggior parte dei film di cui parleremo). La moglie colta di sorpresa dal sicario si ribella disperata fino a colpirlo mortalmente con un paio di forbici da cucito. Da qui si inerpica una elaboratissima edera di dettagli, indizi, sospetti che rendono questo film un capolavoro indiscusso di Hitchcock e sicuramente il miglior film sul delitto perfetto mai realizzato.

Passiamo a Elio Petri, "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1970). Il capo della Sezione Omicidi di Roma uccide la propria amante, anche qui per un doppio movente: scopre che lei lo sta tradendo con uno più giovane e, soprattutto, vuole sfidare la legge, dimostrando come si possa commettere un omicidio e restare impuniti se collocati nei posti giusti. In questo momento infatti il nostro protagonista è appena stato promosso d'ufficio, è un personaggio in vista. Questo film è stato un po' visto come una previsione della corruzione che sarebbe seguita nella politica italiana. Il punto forte del film è proprio questo: un personaggio famoso e autorevole, per di più uno che lavora per la giustizia, l'ex capo della Sezione Omicidi, compie un omicidio. E si premura in tutti i modi di essere scoperto, spinto dal desiderio di arrischiarsi sempre di più in questa partita pericolosissima per vedere fin dove può spingersi. Qualcuno arriverà mai a denunciarlo?

Ecco un'altro esempio molto particolare e che vi consiglio caldamente: "Una cena quasi perfetta" di Stacy Title (1996).Questa volta il delitto perfetto compare in una commedia, un film dai toni ironici e grotteschi che ci spinge in una profonda riflessione poco a poco: chi siamo noi uomini per decidere chi vive e chi muore? Se possiamo scegliere chi eliminare riusciamo poi a farlo? Il film parla di cinque studenti convintamente di sinistra che vivono insieme discutendo di filosofia e politica, finchè una sera non si ritrovano con un nazista a tavola che finiscono con l'uccidere. Non volontariamente, in realtà, ma quel primo atto li pone di fronte alla loro reale possibilità di ripulire il mondo da coloro che ritengono feccia. Cominceranno così ad invitare sempre più persone a cena, per discutere con loro di religione, sesso, cultura...e per continuare a riempire il giardino di cadaveri.

"Piccoli omicidi tra amici" di Danny Boyle (1994), un film in cui ho lasciato il cuore. Mi ero appassionata a Boyle e ho cominciato a vedere tutti i suoi film, cominciando da questo che è uno dei primi. A parte la sua impronta che è ben visibile nell'arco del film, con questi contesti di ascesa e discesa, riprese vertiginose e scattanti e una colonna sonora davvero inusuale, la trama è veramente spettacolare. Tre amici (tra cui un giovanissimo Ewan Mc Gregor che ritroveremo in Boyle) vivono in una bella casa ampia e decidono di affittarne una parte per ricavarne un po' di soldi. Così cominciano a ricevere possibili affittuari, selezionandoli come a un talent show, finchè non decidono di dare la stanza a un certo Hugo, uno scrittore. Appena due giorni dopo scoprono Hugo morto nella sua stanza e una valigia piena di banconote sotto il suo letto. Tra i tre legatissimi protagonisti si innesca un meccanismo deviato che li porta alle più impensate reazioni. L'occultamento del cadavere e la grossa somma di denaro acquisita trascinerà il trio in un vortice discendente che li condurrà ognuno verso il suo opposto e ritorno, rivelando profonde paure e  tensioni. Veramente un film stupendo.

Arriviamo al 1998 con un film liberamente ispirato al "Delitto perfetto" di Hitchcock, diretto da Andrew Davis. "The perfect murder" coinvolge in un triangolo tre big del cinema americano, Michael Douglas nel ruolo del marito che architetta il piano, Gwyneth Paltrow nel ruolo della giovane moglie e Viggo Mortensen nel ruolo dell'amante. Questa volta è lui stesso a essere interpellato, e ricattato, per compiere l'omicidio. Questo film, pur presentandosi come un remake del grandissimo classico hitchcockiano, non è scontato, e aggiunge alcune interessanti e sorprendenti varianti. Io li vidi uno dietro all'altro, se vi capita fatelo e giocate a "trova le differenze". Il film di Hitchcock resta comunque il migliore.

Anno 2002. Inizialmente volevo parlare solo di "Formula per un delitto", ma mi è appena sovvenuto un altro film che ho visto da poco e lo aggiungerò. Il film di Barbet Schroeder mi ha fatto nascere la passione per questo tema, l'ho visto prima di Hitchcock e prima di tutti gli altri film citati in questo articolo, e fu in quel film che vidi per la prima volta due attori che adesso seguo abbastanza. Uno è Michael Pitt (recentemente in "Funny Games", remake shot to shot di Haneke) e l'altro è Ryan Gosling (con la singolare interpretazione in "Drive"). I due interpretano due studenti molto diversi, scolasticamente, caratterialmente, socialmente, ma uniti da un'idea comune: è possibile uccidere qualcuno e passarla liscia? La curiosità scientifica di Justin e il desiderio di andare oltre di Richard li portano in un'odissea psicofisica nel progettare, attuare e disperdere le prove del loro futile delitto, inseguiti ferocemente da una Sandra Bullock detective. Anche qui non c'è nulla di scontato, nulla di prevedibile.

L'altro film che ho appena ricordato è "Chicago" di Rob Marshall, sempre 2002. Mi torna anche bene parlarne perchè questo film è un musical. Un genere che assolutamente non comprende l'omicidio, se non in forma strettamente scenica, mette in piedi uno straordinario spettacolo di violenza, corruzione e criminalità, in cui due belle donne (Catherine Zeta-Jones e Renée Zellweger) riescono a sfondare nel mondo del cabaret proprio grazie alle loro gesta omicide. Incredibile ma vero, in questa Chicago malfamata tutto è possibile, se hai le carte giuste nessuno ti può toccare, e il tutto a ritmo di jazz.

Ultimo film che vi cito in questo articolo (per ora, finchè non potrò aggiornarlo con nuove visioni): "Match Point" di Woody Allen (2005). Altro spettacolare film, che resta nel cuore e nell'anima, io credo, per lo stupendo intreccio, ricco di sfumature, e l'accordo con la musica lirica che connette profondamente la scena che vediamo col nostro io. Che dire? Sembra una modesta storiella di gentiluomini borghesi che si intrallazzano serenamente, senza alcuna complicazione se non decidere dove andare a cena, o in vacanza in barca o disquisire su filosofie come quella della fortuna, tema ricorrente del film. E poi bum!, un botto, un fulmine a ciel sereno, il crollo dell'Inghilterra benpensante di fronte alle pulsioni più profonde e irrefrenabili del protagonista Jonathan Rhys-Meyers per la seducente Scarlett Johansson. E' anche qui un crollo, una spirale discendente, da cui il protagonista non si riprende più. E' una storia di debolezza, secondo me, dove il nostro protagonista non è impavido, leale e giusto, ma fragile, sottomesso, che non riesce a esercitare alcun potere o anche solo una minima influenza su ciò che gli sta intorno. E' ingenuo e pavido, travolto da eventi che ha contribuito a creare solo di sfuggita, e che eppure lo schiacciano. Un personaggio del genere capace di trasformarsi sotto i nostri occhi in un assassino è veramente sorprendente, poetico ma agghiacciante. Un altro film da aggiungere in cima alla lista dei capolavori di questo "genere", e non solo.

Questi film sono tutti molto diversi, non solo nel genere ma nel tipo di intreccio, il tono, gli incipit e le conclusioni sono tutti molto diversi, e in molti di questi ci sfila sotto gli occhi un messaggio etico differente, sempre molto interessante. E ancora mi chiedo cosa ci affascina di questo delitto perfetto. E' l'illusione di poter fare ogni cosa? E' piuttosto la realizzazione di quanto non è così nel mondo? Ci fa riflettere su cosa vuol dire uccidere? No, non credo. In questi film raramente ci si identifica col morto, direi che è quasi impossibile. Non ci avviciniamo poi così tanto alla Morte, piuttosto abbiamo da riflettere sulla Vita. Su quali particolarità e casualità si fonda l'essere umano. Il delitto perfetto è un motivo scatenante per parlare dell'Uomo, del suo vivere sociale, contestualizzato nelle varie epoche, e delle sue pulsioni. Poichè il desiderio di uccidere ci è vicino quanto pochi altri ne siamo profondamente colpiti e affascinati.

Vorrei aprire un dibattito su questo tema, magari in un futuro me ne occuperò ancora.
Ma per ora vi lascio solo questo articolo e i riferimenti dei film citati.
Sperando che questo tema appassioni altri quanto appassiona me.

A.


Delitto perfetto di Alfred Hitchcock, 1954
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, 1970
Una cena quasi perfetta di Stacy Title, 1996
Piccoli omicidi tra amici di Danny Boyle, 1994
Delitto perfetto (remake di Alfred Hitchcock) di Andrew Davis, 1998
Formula per un delitto di Barbet Schroeder, 2002
Match Point di Woody Allen, 2005
Chicago di Rob Marshall, 2002